L’esercito delle cose inutili

Copertina de "L'esercito delle cose inutili"
L'esercito delle cose inutili
Paola Mastrocola

Accidenti ai greci. Paese delle cose inutili! Inutili, capito? Provate solo a pensare come mi sentivo io. Immaginate se lo dicessero a voi, che vi portano in un paese che si chiama a quel modo, e che è proprio il posto adatto a voi, come ci rimarreste. Di sale.

Premessa: sarà che oltre ad averla ascoltata dal vivo, una volta si è fermata in auto per farmi attraversare la strada ma a me la Mastrocola sta proprio simpatica; fa parte del mio personale quadrilatero di scrittrici torinesi insieme a Margherita Oggero, Stefania Bertola e Luciana Littizzetto. Passo al libro: il titolo mi ha attirata come le api col miele ma mi ero immaginata un cinico racconto sulle abitudini degli adulti. Ho trovato invece una fiaba moderna. La storia si svolge in una distesa di prati numerati in cui gruppi di persone si occupano di cose inutili (quelle che comunemente chiamiamo hobby) e vengono raccontati dai protagonisti: un asino greco, un libro parlante e un bambino. Questo senso di inutilità è strettamente legato alla solitudine e mi ha ricordato subito Bastian che la sconfigge iniziando a credere di poter essere importante per i personaggi de “La storia infinita”. Nello stesso modo, l’esercito delle cose inutili si rivela fondamentale alla soluzione della trama. Il libro parlante accompagna l’asino così come Odradek accompagna il gatto ne “Il compito di un gatto di strada” della Oggero. Il lettore diventa parte in causa, è l’eroe che salva la situazione; è facile capire la morale: si può essere utili a qualcuno o qualcosa anche se a volte è difficile rendersene conto e soprattutto: esistono davvero cose veramente inutili?

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